a cura della Segreteria della Scuola

L’ora dei laici

Nel 2016, in una lettera al cardinale Ouellet, papa Francesco sottolineava: «Per esempio, ricordo ora la famosa frase: "È l'ora dei

laici" ma sembra che l'orologio si sia fermato» (lettera del 19 marzo 2016).

Quest'affermazione - «È l'ora dei laici» - può essere uno «slogan» accattivante, ma illustra anche una realtà più profonda: l'importanza della partecipazione dei laici alla vita della chiesa. La testimonianza dei laici è, nel mondo contemporaneo, una necessità urgente e insostituibile.

Dal Concilio Vaticano II la riflessione sul ruolo dei laici nella Chiesa non cessa di essere approfondita e alimentata da nuovi contributi.


Ma siamo consapevoli della nostra vocazione?

Esiste nella Chiesa una vocazione laicale. Non si è laico per il fatto che non si ha vocazione al sacerdozio ministeriale o allo stato religioso, ma perché si è ricevuta una chiamata di Dio a cercare la santità in un modo specifico. Concretamente, i fedeli laici «sono persone che vivono la vita normale nel mondo, studiano, lavorano, stabiliscono rapporti amicali, sociali, professionali, culturali, ecc. (...).Il "mondo" diventa così l'ambito e il mezzo della vocazione cristiana dei fedeli laici (...). (S.E. Rev.ma Mons. Alvaro del Portillo commento all'Esortazione Apostolica Christifideles laici)

Già Pio XII diceva: «I fedeli, e più precisamente i laici, si trovano nella linea più avanzata della vita della Chiesa; per loro la Chiesa è il principio vitale della società umana. Perciò essi, specialmente essi, debbono avere una sempre più chiara consapevolezza, non soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, vale a dire la comunità dei fedeli sulla terra sotto la condotta del Capo comune, il Papa, e dei Vescovi in comunione con lui. Essi sono la Chiesa (...)»

Con parole del Concilio riprese da Giovanni Paolo II nella Christifideles laici, i laici «sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall'interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l'esercizio della loro funzione propria e sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a rendere visibile Cristo agli altri, principalmente con la testimonianza della loro vita e con il fulgore della fede, della speranza e della carità». Per avere un'idea precisa della portata di questa missione si legga con attenzione il terzo capitolo dell'Esortazione Apostolica (nn. da 32 a 44). “I fedeli laici, proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo: per quest'opera sono abilitati e impegnati dai sacramenti dell'iniziazione cristiana e dai doni dello Spirito Santo (n. 33).”

Ai laici viene affidato il compito di informare l'intera società umana con la dottrina e l'esempio di Cristo.

Si tratta di essere testimoni della trasformazione operata dal battesimo, di manifestare nella propria vita la luce e la gioia del Risorto. La vocazione battesimale è un cammino che non si conclude con il battesimo. Il battesimo è solo l'inizio. Questo cammino è quindi chiamato a essere alimentato dai diversi sacramenti che fanno crescere nella santità e nella missione. […]. In questa prospettiva, la santità dei laici - come quella di ogni battezzato significa innanzitutto «compiere» con intensità, perseveranza, coraggio, gioia, «atti ordinari in modo straordinario»[…]. I laici sono chiamati a testimoniare che tutte queste attività che costituiscono la loro vita quotidiana sono luoghi di santificazione, luoghi in cui Gesù viene a cercarli per salvarli. Egli abita nelle loro vite ordinarie per portare loro una «pienezza di significato». (Agnès Desmazières, L’ora dei laici Prossimità e corresponsabilità, EDB)


Ma con quanto impegno, preparazione, perseveranza viviamo questa missione?

Martini si chiedeva: «Chi è il discepolo, chi è il cristiano, uomo e donna, che matura in un cammino spirituale?». La risposta dopo un articolato esercizio di esegesi spirituale suonava così: «Alla luce dell’icona evangelica possiamo ora rispondere che è colui che non pretende di andare oltre le proprie possibilità ma che fa ciò che è in suo potere con tutto sé stesso, con originalità, dedizione, disinteresse, identificandosi con Gesù, anche senza pensarci molto, perché è il Signore stesso che lo trascina nel suo vortice spirituale» (Martini 1988, 140). https://news.gesuiti.it/wp-content/uploads/sites/11/2017/11/Carlo-Maria-Martini-i-laici-nella-Chiesa-oltre-i-luoghi-comuni.pdf

Considerando le energie e le disponibilità di tempo, è giunto il momento per riattivare l’orologio, dare carica e slancio ad una missione che ci è stata affidata senza pretendere di andare oltre le nostre possibilità. A volte non si può perché gli impegni di tutti i giorni ce lo impediscono, altre volte le proposte le abbiamo davanti e basta solo cogliere l’occasione che ci viene offerta per crescere e camminare afferrandoci sempre di più a “Gesù, rivelatore del Padre”.


La scuola di teologia per laici: anno Teologico-Cristologico

Partecipare alla scuola di teologia per laici dà la possibilità di ricevere una formazione teologica di base, per comprendere la fede cristiana ed esprimerla in modo consapevole.

Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Ma questo sia fatto con dolcezza, rispetto e retta coscienza. (1 Pietro 3,15-17)

La scuola è dunque rivolta a coloro che vogliono comprendere e approfondire le ragioni della loro “speranza” e vivere una fede sempre più adulta e corresponsabile nella missione della Chiesa. La proposta si colloca a un livello intermedio fra la formazione catechistica di base, svolta nelle parrocchie, e il curriculum accademico delle Facoltà di Teologia e degli Istituti di Scienze Religiose. Pur assomigliando alla catechesi per adulti, questa scuola può essere più impegnativa: parte da nozioni di fede già conosciute, offrendone però un approfondimento critico. Un aspetto apprezzabile anche da quanti, pur non aderendo alla fede cristiana, ne vogliono conoscere le motivazioni per cogliere distinzioni, ma anche intrecci e rimandi tra ragione e fede.

Volendo offrire una formazione teologica di base, il percorso è strutturato secondo una logica sintetica e organica. Prevede una scansione in 5 anni:

  1. Biblico
  2. Teologico-cristologico
  3. Ecclesiologico-sacramentale
  4. Antropologico
  5. Morale

L’originalità del percorso sta nella sua forma ciclica e flessibile. Ogni anno è pensato in modo autonomo, e l’accesso alla scuola può essere deciso anno per anno. Non è richiesto alcuno specifico titolo di studio.

La Scuola di Teologia si avvale della competenza degli insegnanti del Seminario arcivescovile di Milano. Il Seminario è impegnato dunque attivamente nella conduzione delle scuole di teologia rivolte ai laici. I docenti provvedono all’elaborazione dei programmi e allo svolgimento effettivo delle lezioni, mentre un gruppo di laici si preoccupano non solo dell’organizzazione tecnica, ma anche della condivisione del progetto, sostenendone le finalità e diffondendone la conoscenza.

Una scuola in presenza, dove gli sguardi e i sorrisi vengono prima delle parole che si diranno, una scuola che vuole essere incontro, confronto e crescita per tutti.


La Scuola di Teologia, anno II, corso Teologico- cristologico “Cristo, rivelatore del Padre”,

partirà il 25 settembre 2024 presso il teatro PAX.

Per informazioni e iscrizioni consultare il sito: https://www.cpambrogioecarloluratecaccivio.it/teologia/.